UNA LETTERA AL SINDACO DI SASARI SU VIA GIOACHINO MUNDULA

 


Al Sindaco di Sassari, Dott. Giuseppe Mascia

sindaco@comune.sassari.it

e p.c. a g.bua@lanuovasardegna.it

 

Signor Sindaco, la ricerca d’archivio da me iniziata per promuovere il Giardino pubblico da realizzare in base al PUC vigente in area S3p – Meridda, estesasi alle vicende degli angioyani, mi ha condotto a scoprire l’errore dell’anno di nascita riportato nella targa della via intitolata a Gioachino Mundula. Pertanto nel febbraio 2022 inviai all’assessore competente della giunta precedente una segnalazione con richiesta di modifica della targa erronea. Nel dicembre scorso anche la ricercatrice Adriana Valenti Sabouret ha fatto una richiesta di sostituzione della targa della stessa via segnalando in particolare l’errore dell’anno di morte. Entrambe le segnalazioni sono cadute nel vuoto. Ecco che i sottoscritti si accingono ad insistere. L’attuale targa “Via Gioacchino Mundula” a Sassari riporta cinque informazioni sul patriota repubblicano nato e vissuto a Sassari e morto in esilio a Parigi: nome, cognome, qualifica, anno di nascita e anno di morte. Alla luce di recenti indagini archivistiche almeno due di queste, anno di nascita e anno di morte, sono sicuramente sbagliate. Una terza, il nome proprio, è discutibile viste le dodici firme reperite negli archivi (1). La targa dunque andrebbe sostituita, o perlomeno integrata.

Gioachino Mundula non nacque nel 1746 come riporta la targa, ma l’11 febbraio 1737 alle h. 9 del mattino (2). Egli fu battezzato il 14 successivo con il nome di Antonio Gioachino Baldassar. Era figlio di Paolo e Maria Caterina De Veta (De Beta). Il primo dei tre nomi è quello del nonno paterno, l'avvocato calangianese Antonio Mundula e il terzo quello del bisnonno, padre della nonna paterna, l’architetto milanese Baldassar Romero, colui che ristrutturò il Duomo di Sassari sul finire del Seicento. Ecco la foto del battesimo rilevata dai registri di San Nicola:

 


Nel 1767 Gioachino sposò Speranza Sisco, il cui zio paterno del babbo, era Padre Antonio Sisco, il noto memorialista da cui attinse a piene mani Enrico Costa per scrivere la sua opera monumentale intitolata «Sassari». Gioachino e Speranza ebbero tredici figli, cinque dei quali morirono in fasce. Di quasi quindici anni più grande di Giommaria Angioy e di quasi trentatré di Francesco Cillocco, di fede repubblicana, Gioachino Mundula visse due generazioni abbondanti prima di Giuseppe Mazzini e più di questi pagò per le sue idee. I sassaresi dovrebbero essere orgogliosi di aver avuto un simile martire. Pagarono con anni di carcere anche i figli Giuseppe e Paolo processati dal famigerato giudice Valentino.

Francesco Sulis (1857) tratteggiò con le seguenti parole la figura di Gioachino Mundula: «Era il Mundula per solo titolo d’onore avvocato, poiché dovizioso per censo non pensava a lucri di curia; invece si dilettava d’armi, e di vita corrispondente per larghezza di moto, a quella inclinazione focosa. All’epoca dell’invasione francese fu partigiano imprudente degli invasori, e trascorse tant’oltre nelle lodi per la repubblica e negli augurii per la di lei fortuna, che fu carcerato. Liberatosi da quella molestia perseverò nelle prime opinioni, ed essendo ne tempo di cui discorriamo capitano dei barrancelli, quelle armi preparava ad aiuto della rivoluzione che dicemmo nel proemio numerare nella città di Sassari, seguaci non pochi, né spregevoli.» (3).

Integrando le notizie tratte da vari storici, tra i quali Enrico Costa e Giuseppe Doneddu, esce fuori la figura di un avvocato, imprenditore agricolo, irriducibile rivoluzionario repubblicano, di indole focosa, decisamente democratico. Il Mundula s’impegnò in prima persona a Sassari in battaglie contro il carovita e per l’espansione della città fuori le mura, misura necessaria per risolvere il grave problema della carenza di alloggi. Rappresentò Sassari presso lo Stamento Reale.

Gioachino Mundula non morì nel 1799 come sta scritto nella targa, ma il 30 aprile 1798, in esilio a Parigi, a 61 anni 2 mesi e 17 giorni. I dati della morte li ha scoperti la ricercatrice e scrittrice Adriana Valenti Sabouret (4) e si trovano nel registro Table alphabétique des Extraits de Sépulture, dove stanno scritte le parole: «Mondula Joachim/homme de loi, marié/rue Gît le Cœur 17/11 Flo. An. 6/(age) 61» (5), ossia «Mundula Gioachino, avvocato, coniugato, via Gît le Cœur 17, 30 aprile 1798, 61 anni». A dichiarare la morte del Mundula fu il suo padrone di casa, Monsieur Gabriel Legendre, «logeur aussi devenu ami».

Oggi, al numero civico 17 de la Rue Gît le Cœur, in pieno Quartiere Latino, c’è l'Hôtel Villa d'Estrées, albergo a 4 stelle .L’ambasciatore sabaudo a Parigi Prospero Balbo comunicò a Torino che Mundula «moriva dopo aver distrutto tutte le sue carte in aprile del 1798» (6).       

Targa attuale                                                                   Proposta di nuova targa

                                  



 Signor Sindaco, sicuri che a Lei stia a cuore la verità storica e che Le importi di rendere onore a Gioachino Mundula, Le chiediamo di provvedere a far sostituire almeno una delle due targhe erronee di Via Gioacchino Mundula, quella più recente e, ove ciò non fosse possibile perché s’intendono tutelare i falsi storici, il problema potrebbe risolversi murando una nuova targa correttiva all’angolo con Piazza Santa Caterina.

Distinti saluti,

Sassari 3 marzo 2025

                                                                                            I ricercatori d’archivio:

                                                          Piero Atzori          Adriana Valenti Sabouret

 


NOTE

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1.        Elenco cronologico delle firme del nostro, tratte da documenti di vari archivi, in cui si può notare la difformità della scrittura del nome proprio, prima in castigliano, poi in italiano con una o due “c”, con la “n”, o con la “m”:

 


 

 

2.         Cfr. Piero Atzori, Sassari / Il Carmine e gli Angioyani / Per un Giardino che racconti 4 secoli di storia, Youcanprint, 2021 e cfr. ASDSS, Arcivescovile, Quinque Libri, Sassari, San Nicola, Batt. (1729-1737), c. 115.

3.         Cfr. Francesco Sulis, Dei Moti politici dell’Isola di Sardegna dal 1793 al 1821, Arnaldo Forni Editore, Torino 1857, Tipografia Naz. di G. Biancardi, Ristampa anastatica 1978.

4.         Adriana Valenti Sabouret, siciliana residente a Parigi, insegnante nei licei internazionali, è autrice dei romanzi storici: La rêve d’Honoré, Ed. du Pantheon, Paris 2019 e Madame Dupont, Arkadia, Cagliari 2021, Le nobili sorelle Angioy, Arkadia, Cagliari 2024 e del saggio storico Rivoluzionari sardi in Francia / Personaggi e documenti, Arkadia, Cagliari 2024.

5.        La collocazione è la seguente: Archives de Paris, DQ876, Table alphabétique des Extraits de Sépulture, ensemble des Personnes réputées mortes par une longue absence. Si è concluso Il lungo travaglio della ricerca archivistica e documentaria per questo aspetto. Riepiloghiamo le tappe principali. Il console generale francese in Sardegna, Coffin, nel suo memoriale del 4 dicembre 1798 collocò la morte di Gioachino Mundula “en l’an V dans la misère”, cfr. Antonio Boi, Giommaria Angioi alla luce di nuovi documenti, Libreria italiana e straniera, Dott. Antonio Cordella & C., Sassari 1925, p. 105. Dionigi Scano dimostrò che il riferimento temporale del memoriale era errato poiché nell’anno V, che corrisponde al 1796-1797, Gioachino Mundula era vivo, tant’è che «nel marzo 1798 era in corrispondenza con l’Angioy e sosteneva presso il Direttorio le ragioni e le aspirazioni degli emigrati sardi», cfr. Dionigi Scano, La vita e i tempi di Giommaria Angioy / Introduzione di Federico Francioni. Ed. Della Torre, Cagliari 1985, p. 160. Lo storico Carlino Sole, sulla base di sette lettere del rivoluzionario sassarese scritte tra il 29.11.1796 e il 9.2.1798, confermò la validità di quanto sostenuto da Dionigi Scano. Le prime tre delle sette lettere, fino ad aprile 1797, furono scritte in Corsica, le rimanenti parrebbe in Francia. Insieme a tali lettere Sole trovò un Elenco dei patrioti sardi espatriati, fuggiti, incarcerati o giustiziati, compilato dallo stesso Mundula il 15 ottobre 1797, cfr. Carlino Sole, Il fuoriuscitismo politico sardo nel periodo rivoluzionario, in ASMOCA 29/31, 1990, pp. 132-133. Le lettere sono tratte da Archivi del Ministero degli Affari Esteri Parigi - Corrispondenza diplomatica, Genova, Sardegna, vol. 272, 217, Lettera di G. Mundula a Belleville (console di Francia a Genova N.d.A.) del 5 frimaio anno V (25.11.1796); Sardegna, vol. 273 3, Lettera di G. Mundula a Belleville, dat. Bastia, 14 nevoso anno V (3.1.1797); ibidem, 202, Lettera di Mundula a Belleville, dat. Bastia, 1 floreale anno V (20.4.1797); Sardegna, vol. 274, N. 85, Lettera di Mundula a Talleyrand, del 19 termidoro anno V (6.8.1797); ibidem, 84, Lettera di Mundula al ministro degli esteri, del 29 termidoro anno V (10.8.1797); ibidem, 194, Elenco dei patrioti sardi espatriati, fuggiti, incarcerati o giustiziati, compilato da S. (recte G.) Mundula il 24 vendemmiaio anno VI (15.10.1797); ibidem, 193, Lettera di Mundula al ministro degli esteri, del 2 brumaio anno VI (23.10.1797); Sardegna, vol. 275 83, Lettera di Mundula al ministro degli esteri, del 21 piovoso anno VI (9.2.1798). Nel 1842 Giuseppe Manno, in Storia Moderna della Sardegna, scrisse che il giudice Valentino, mentre disponeva le sue feroci condanne, «[…] brigavasi a discoprire al tempo stesso gli andamenti degli angioini emigrati, e cuocevagli che persistessero più che mai a voler rinfrancarsi. Cuocevagli soprattutto che si fossero innalzati alle più alte speranze pel viaggio del Mundula a Parigi, dove egli lusingavasi di far volgere alle cose sarde l’attenzione di quel direttorio, e pel passaggio di altri degli emigrati alla città di Milano, nella quale speravano di poter far conoscere al generale Bonaparte la condizione della loro patria. Valentino perciò seguiva ansiosamente da lungi ogni loro disegno; a qual fine abboccavasi anche con quell’osservatore misterioso, già attestatosi dapprima col delegato Delrio. Era un Salvatore Moglie, confidente del marchese della Valle. Io non debbo credere a tal osservatore come credevagli quel ministro. Egli però Asseverava nelle sue relazioni che il Valentino avevagli dato incarico di uccidere l’avvocato Mundula, se ciò poteva riuscirgli, cfr. G. Manno, Storia moderna cit., p. 364. Tali parole del Manno, sebbene lo storico si mostri scettico, aprono all’ipotesi di un omicidio del rivoluzionario sassarese per mano di un sicario. Sebastiano Pola, che in un primo tempo avvalorò l’ipotesi che nel tempo dell’impresa del Sanna Corda in Gallura (1802) Gioachino Mundula fosse vivo e vegeto a Parigi e pago di un nuovo impiego, cfr. S. POLA, I moti delle campagne cit., p. 364; successivamente riporta che morì in Aprile del 1798.

6.         È questo un riferimento temporale sfuggito a Dionigi Scano, cfr. S. POLA, L’isola di Sardegna nei rapporti diplomatici franco-piemontesi dal 1795 al 1798 cit., p. 193. Il Pola riporta in nota la fonte: Archivio di Stato di Torino, Corrispondenza Balbo da Parigi Dispaccio 283.

 

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