A Sassari prima
presentazione del libro I movimenti degli
anni Settanta fra Sardegna e Continente; Ricordando Riccardo Lai [edizioni
Condaghes, 2017]
A novembre del 2014 si è svolto, a Sassari, nell’aula magna
del Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università, un convegno sul tema:
“Dai movimenti degli anni settanta alla Sardegna di oggi. Ricordando Riccardo
Lai”. L’iniziativa era stata promossa ed organizzata dalla Fondazione
“Sardinia”, da Legacoop del Nord Sardegna, e da quattro cooperative: Airone,
Melis & C., Coopas e Ostricola. Ieri, nella sala della biblioteca comunale di piazza Tola,
si è presentato per la prima volta il libro che ha origine da quel convegno, e
che si è ulteriormente arricchito grazie a varie testimonianze: I movimenti degli anni Settanta fra Sardegna
e Continente; Ricordando Riccardo Lai, a cura di Federico Francioni e di Loredana
Rosenkranz, edito da Condaghes. Il testo si pone lo scopo di esplorare la dimensione del
territorio e rievocare l´orizzonte, comune a diverse generazioni, dei movimenti
che legarono Sassari, la Sardegna e il suo oltre, “il Continente”. L’insieme
dei contributi dei quali è composto il volume costituiscono una sorta di
“ricordo corale” di ciò che sono stati i movimenti negli anni Settanta in Sardegna.
“Un periodo vissuto intensamente, ricco di fermenti culturali” ̶ ricorda Carmen Anolfo, bibliotecaria che ha contribuito al testo con un
racconto di testimonianza diretto ̶ “non è un caso che il libro si stia
presentando proprio qui, nella biblioteca comunale, questo è stato fortemente
voluto poiché questa biblioteca è il punto finale delle lotte di quegli anni.
È
nel 1979 che è iniziato il lavoro per far sì che si realizzasse quello che oggi
è un luogo aperto al pubblico, un luogo della cultura, in cui si tengono
conferenze, spettacoli, presentazioni di libri. Le lotte di quegli anni non
sono finite ma continuano tutti i giorni, ad esempio contro i tagli al settore
della cultura”. Durante la presentazione si sono alternati diversi interventi di
chi ha collaborato attraverso racconti e testimonianze a quello che è stato
definito da Elisabetta Addis,
autrice della postfazione “un libro che mancava, un lavoro che ha permesso di
realizzare una memoria condivisa del passato e che serve per poter procedere al
futuro”. Una serie di articoli nei quali si racconta una Sardegna che
niente aveva da invidiare a quello che succedeva in altre città italiane,
pienamente immersa nel flusso culturale che riguardava tutta l’Italia. “La
Sardegna non era certo tagliata fuori dal flusso delle idee di rottura e
cambiamento che contagiarono il mondo intero, nell’isola era presente un
laboratorio in cui, anche nella seconda metà degli anni Settanta, il riflusso è stato contrastato da una
persistente volontà partecipativa e oppositiva.” ̶ precisa Federico Francioni.
Loredana Rosenkranz ha
precisato che nel libro viene delineata una realtà locale densa. “Il lavoro di
cura, al quale si è aggiunto un fattore emotivo, ha permesso di legare tutte le
storie presenti con armonia; si possono trovare tutti i mondi, tutte le
dimensioni della vita e della società, oltre a quello politico”. Non solo un
mero lavoro di testimonianza da dedicare ad una persona che non c’è più,
Riccardo Lai, ma anche un importante strumento attraverso il quale conoscere e
diffondere quello che è stato. “Non si può ricordare ciò che non si
conosce ̶ afferma l’autrice ̶ ed è
per questo che è necessario raccontare, coinvolgere fasce più ampie e
trasmettere così quadri di memoria”. Negli interventi di chi ha partecipato attivamente al testo emerge
una Sassari viva culturalmente, dove nascono compagnie teatrali, dove il
movimento femminista si batte per conquistare maggiori diritti e una piena
parità di genere, dove fiumane di gente sfilano per le vie del centro. Le conseguenze di quelle lotte, seppur perse, sono vive ancora
oggi. Mario Bonu, nel suo
intervento, ricorda che oggi, in Sardegna, sono presenti oltre cinquanta
comitati che si battono ogni giorno, movimenti anticolonialisti, ambientalisti,
che lottano contro le speculazioni. “I movimenti che nacquero a Sassari erano
integrati con ciò che succedeva in Italia. Fummo spesso in collegamento con
altri movimenti del continente. Questi si inabissarono non solo per colpa delle
BR, avevano anche chi li voleva rendeva elitari, furono sottoposti a
contraddizioni forti. Ciascuno di noi diede il proprio contributo per cambiare
la società. Non ci siamo riusciti, è vero, ma non è vero che si è persa la
speranza, i movimenti infatti non sono finiti, hanno solo preso altre strade,
bisogna partire dalle nostre realtà”, ha sostenuto. In chiusura della interessante presentazione, Loredana Rosenkranz
ricorda che “nell’anno 9”, così come definito da Umberto Eco, esisteva la
politica non della rivoluzione ma del desiderio, in cui le donne erano per la
prima volta soggetto da imitare (e non soggetto che imitava). “Era una
generazione che puntava alla felicità, non ci si limitava a fare battaglie per
il lavoro, ma si ambiva ad un lavoro che rendesse felici, che piacesse; era una
generazione che voleva trovare una strada per comunicare con i media. E ci
riuscì, tanto che il movimento degli studenti, con il suo rappresentante
Gandalf il Viola, si trovò a sbeffeggiare l’esponente del PCI Massimo d’Alema
durante una conferenza stampa presso la sede della Stampa Estera, nel 1977. La
politica doveva fare i conti con quel movimento, era colpevole di essere
estranea al cambiamento nella società italiana, poiché è vero che se la società
cambia, anche la politica cambia”.
“I movimenti degli
anni Settanta fra Sardegna e Continente”, edizioni Gondaghes 2017, è
disponibile nelle librerie cittadine e acquistabile dal sito della casa
editrice: http://www.condaghes.it/scheda.asp?id=978-88-7356-300-6&ver=it
Un interessante spaccato della nostra storia recente, che ci offre
tantissimi spunti su cui riflettere e ci fa interrogare sul ruolo della
politica al giorno d’oggi.
Daniela Piras
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