ABSTRACT EDITORIALE

11 luglio 2006: 10 arresti e 44 perquisizioni domiciliari con una accusa infamante: terrorismo.
Perchè? Gli arrestati sono tutti comunisti-indipendentisti ma fra i 44 che hanno ricevuto l’avviso di garanzia vi è qualcuno che non è ne comunista ne indipendentista: perché?
Dobbiamo prendere atto che in Sardegna fare politica è un rischio? Dobbiamo pensare che l’unica ragione possibile sia quella del gregge? O dobbiamo, infine, pensare che effettivamente qui da noi sia proibito mettere in discussione gli assetti voluti da un potere che non può permettere il minimo scostamento da direzioni e direttive fissate in base a ruoli assegnati e ritenuti definitivi?
Non riusciamo a spiegarci, con le ragioni della razionalità, un’azione così devastante, così determinata, così incongrua con il reale stato delle cose. Ma davvero qualcuno può credere che lo scontro tra indipendentisti sardi e stato italiano sia arrivato al livello dell’uso delle armi (perché di questo sono accusati gli inquisiti) e che la forza dei primi sia talmente grande da mettere in discussione la pace sociale? No, il buonsenso è stato distrutto. La sensazione che abbiamo, la tremenda sensazione che abbiamo, è che si siano volute colpire le idee; non alcune idee ma tutte le idee che si avvicinano a sfiorare un limite che, a nostra insaputa, è stato posto in Sardegna alla loro circolazione. Quale sia questo limite possiamo solo immaginarlo e la memoria storica può venirci in aiuto: Bainzu Piliu ed un nutrito gruppo di aderenti al FIS, incarcerati; PSd’Az accusato nei suoi vertici di rapporti con la Libia per organizzare il distacco della Sardegna dall’Italia, sono i precedenti recenti. I tre casi hanno un unico filo conduttore: l’Indipendentismo...... (continua)

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