DIRESSE IL RESTAURO DEI GIGANTI DI MONTE PRAMA, MA NON SOLO: L'EREDITÀ DI ANTONIETTA BONINU di Federico Francioni
Per
molti anni la Boninu è stata responsabile dell'area della colonia romana di
Turris Libisonis; a lei si devono, fra l'altro, la creazione dell'Antiquarium
turritano e la sistemazione dei siti aperti al pubblico, a cominciare dalle
Terme centrali; il ritrovamento del mosaico rappresentante Orfeo; il restauro e
la sistemazione del nuraghe di Santu Antine a Torralba: un elenco che potrebbe
continuare.
Nel
2011 i lavori si concludono. Da allora e fino al 2012, il Centro ha esposto sculture e frammenti, con un notevole
concorso di pubblico che ha contribuito al successo dell'iniziativa, colto
anche dai mass media. Avendo visto e rivisto la mostra, posso confermare che Antonietta si era
impegnata a fondo anche sul piano didascalico-didattico, per avvicinare e
coinvolgere il più possibile i visitatori alla portata dell'evento. Tutto ciò
ha contribuito a rilanciare gli studi, le ricerche ed il dibattito generale che
ovviamente non riguarda solo gli archeologi, per quanto sia indispensabile
partire dalle loro preziosissime, insostituibili competenze.
I Giganti sulla scena del mondo. Nel 2017, un convegno svoltosi fra Shangai e Pechino ha posto a confronto le scoperte di Monte Prama con l'esercito di terracotta di Xi'an. I Giganti, già esposti e conosciuti anche in precedenti mostre ed iniziative internazionali, hanno ormai conquistato un ruolo di assoluto rilievo nella scena archeologica e culturale del mondo.
Si
rende indispensabile rammentare, a questo punto che Antonietta, per niente
propensa a facili e scontate mitizzazioni del passato della Sardegna, proponeva
tuttavia di retrodatare i secoli in cui avrebbe preso corpo la grande statuaria
nuragica: per lei, essa risaliva all'XI-X secolo a. C. Un grande maestro come
Giovanni Lilliu li aveva attribuiti all'VIII secolo; anche Raimondo Zucca si è
dichiarato dello stesso avviso; per Carlo Tronchetti sono invece ascrivibili al
VII. Insomma, per la Boninu, la civiltà dei nuraghi avrebbe raggiunto una sua
piena maturità artistica e stilistica circa mille anni prima di Cristo, ben
prima dell'emersione della Grecia classica.
Un
convegno a Porto Torres. Ho, in
particolare, un bel ricordo personale di Antonietta (mi era stata presentata
dal comune amico Stefano Flore, fotografo della Soprintendenza): sapevo della
sua disponibilità non solo per le iniziative scientifiche, ma anche verso
quelle di carattere prevalentemente divulgativo. Nel 2007, la invitai a tenere
una relazione al convegno su "Porto Torres fra passato, presente e
futuro", per ricordare il geniale architetto e poliedrico intellettuale
sardista/indipendentista Antonio Simon Mossa, consigliere comunale della città.
Organizzato
dalla Consulta intercomunale per la Lingua, la Storia e la Cultura della
Sardegna (l. r. 26/1997), comprendente i Comuni di Sassari, Porto Torres,
Sorso, Sennori e Stintino (di cui ero presidente), nonché da altri organismi,
si tenne nell'aula magna del Liceo scientifico turritano. Furono presenti
l'allora sindaco di Porto Torres Luciano Mura, amministratori cittadini e
regionali, alunni delle scuole di Sassari (e non solo), qualificati studiosi:
oltre alla Boninu, tennero impegnative relazioni Attilio Mastino, allora pro-rettore
dell'Università di Sassari, Giampiero Pianu, anch'egli docente nell'Ateneo
turritano, Giovanni Azzena, professore universitario e soprintendente nella
Soprintendenza ai Beni archeologici delle Province di Sassari e Nuoro (si
vedano in proposito le cronache de "La Nuova Sardegna" e quanto
scrisse Emanuele Fancellu).
I
drammatici nodi dell'ambiente, dei tumori e delle bonifiche vennero affrontati
dall'epidemiologo Mario Budroni e dal compianto radiologo Vincenzo Migaleddu.
All'invito
che le avevo rivolto, Antonietta rispose subito affermativamente: "Per
Porto Torres, questo ed altro!". In tal modo ella confermava il suo
profondo attaccamento alla città, manifestatosi specialmente con la cura
amorevole per il complesso di Turris Libisonis.
La
drammatica crisi in cui versa oggi la città, con i suoi 7.000 disoccupati, può
essere fra l'altro ripensata grazie alla mole di lavoro svolta da Antonietta,
dichiaratasi sempre convinta della necessità di valorizzare le risorse
archeologiche per prospettare un futuro diverso anche sul piano economico. Era
stata da lei sottolineata più volte la deprimente, costante incapacità e non
volontà dei ceti dirigenti sardi di dare giusto e adeguato rilievo ad un
patrimonio di enorme valore. Nel ricordo
di quell'incontro, ci sono le relazioni e gli interventi non solo di Alba Canu
e del sindacalista Salvatore Corveddu, ma anche di Giampiero Marras (uno degli
organizzatori), Nando Nocco, Sandro Ruju, Benedetto Sechi, soprattutto dei cari
amici Gigi Pittalis e Giancarlo Pinna, a suo tempo vicesindaco ed assessore ai
Lavori pubblici, instancabile animatore politico-culturale: anche loro,
purtroppo, ci hanno lasciato.
Come
conclusione. Ripensiamo per un
momento alle sciagurate decisioni che hanno portato alla costruzione dei
mortiferi bidoni della petrolchimica, a pochi passi da Turris Libisonis,
Colonia Julia, città fondata su impulso di un certo Caio Giulio Cesare, la cui
statura non è stata sufficiente a fermare un imperversante Nino Rovelli.
Ebbene, dobbiamo fissare nella nostra mente gli studi, le scoperte,
l'instancabile attività di cura e di organizzazione propria della Boninu, che oggi ci aiutano a
pensare ad un'alternativa per Porto Torres: un centro che conta oggi 7.000 disoccupati
e non ha ancora trovato una sua nuova identità. Essa è da ricercare fra il
mare, L'Asinara, il turismo, attività produttive non dipendenti da monopoli e
colossi – esterni ed estranei (altro che chimica pseudoverde!) – conservazione,
salvaguardia di un patrimonio storico-archeologico insostituibile, irripetibile
e, come tale, dotato di una sua sacralità (diciamolo pure). Se – grazie
anche all'insegnamento di Antonietta – continueremo la lotta per un futuro
diverso, per una riconversione economico-sociale, produttiva e culturale in
chiave ecocompatibile, possiamo essere ben sicuri che, dalla stupenda basilica
e da Monte Agellu, San Gavino ed i protomartiri
turritani non ci faranno mancare la loro protezione!
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